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La lunga strada verso il rispetto


Riflessioni in occasione del 25 novembre 2020

Nella giornata mondiale dedicata al contrasto della violenza sulle donne, visti:

– gli ultimi fatti di cronaca, che confermano una situazione ancora molto grave e radicata nel nostro Paese, come anche nel resto del mondo;

– i dati sull’occupazione femminile nel nostro Paese nel periodo della pandemia;

ci sentiamo in sintonia con l’insofferenza di tutte e tutti coloro che non vedono quei segni del cambiamento che pur sarebbe lecito aspettarsi, in una società come la nostra dove la coscienza dell’opinione pubblica ha senz’altro subito profonde trasformazioni negli ultimi anni.

Il cammino della società verso il traguardo del rispetto delle donne e la loro piena integrazione nel tessuto della vita pubblica è però, purtroppo, ancora lungo. Secondo l’European Institute for Gender Equality, avremo bisogno ancora di 60 anni per raggiungere la piena parità di genere, e purtroppo l’Italia lungo questo cammino è alla coda del gruppo.

Ci sono posti ancora molto pericolosi per le donne, oggi 25 novembre 2020: certe ville sprofondate nella provincia benestante, certe feste di ricchi e “rispettabili” imprenditori, certe chat maschili del calcetto, certe sentenze dei Tribunali, certi pensieri bigotti di mamme di asilo.

Per combattere la violenza maschile alle donne è importante allora lasciare andare per sempre ogni idea di restyling di facciata del nostro vivere insieme, optando piuttosto per la messa in discussione dei pilastri stessi su cui è fondata la nostra società, che sono lo sfruttamento delle donne non meno di come nelle piantagioni degli Stati Uniti d’America venivano sfruttati gli schiavi neri.

La schiavitù in quel Paese venne abolita nel 1865, dopo una guerra civile, e da allora ci vollero ancora 100 anni per la messa al bando, col Civil Rights Act del 1964, di ogni tipo di segregazione legale tra bianchi e neri. E ancora oggi, dopo più di 150 anni di storia, non possiamo dire che una completa parità sia stata raggiunta.

Questo punto di vista, questa prospettiva, ci permette di assumere un atteggiamento che va oltre gli articoli, le celebrazioni, le ricorrenze a cui pur prendiamo parte anno dopo anno in una giornata come questa. Un atteggiamento che vorremmo parafrasare, nel nostro stile, prendendo a prestito le parole di Fabrizio De André:

«Anche se tutti ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti».

Sentiamoci coinvolti tutti e tutte da questa tragedia che va avanti da millenni, e racimolando un po’ di coraggio, prendiamoci una briciola di responsabilità. Ci servirà per questo importante cammino, che sappiamo essere ancora lungo.

Andrea Santoro

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